di Matteo Alfieri
Grosseto, 29 novembre 2016 – Secondo il giudice dell’udienza preliminare Sergio Compagnucci servirà il processo per stabilire se Claudio Orlando, 46 anni, originario di Nemi, ha veramente ucciso lo zio Antonio Tucci, trovato morto nella sua casa di Castel del Piano il 5 dicembre del 2015. Sarà la corte di assise del tribunale di Grosseto (la prima udienza è stata fissata il 25 gennaio del 2017) quindi a processare il 46enne che dovrà rispondere di accuse pesantissime: omicidio volontario pluriaggravato e rapina pluriaggravata.
Maria Pia di Maio, avvocato di Claudio Orlando (che non era presente all’udienza di ieri mattina a Grosseto) ha deciso andare a processo non chiedendo riti alternativi come si pensava in un primo momento anche perché il 46enne ha sempre negato di aver toccato lo zio. Il brutale delitto avvenne il 5 dicembre dello scorso anno, nell’abitazione dell’anziano a Castel del Piano. Tucci, 71 anni, fu trovato in un lago di sangue, riverso sul tavolo di cucina con il cranio sfondato. Non aveva risposto al messaggio dell’assistente sociale che si occupava di lui, come faceva di solito quando riceveva la comunicazione della ricarica telefonica. Un comportamento che insospettì la ragazza che si precipitò nella casa dell’anziano anche aveva anche problemi di deambulazione.
Fu a quel punto che scoprì quello che era avvenuto in quella cucina: l’anziano disabile aveva la testa fracassata. Era stato ucciso a bastonate. Secondo i carabinieri, coordinati dal pubblico ministero Laura D’Amelio, quell’orrendo delitto era fatto dal nipote, che era tornato in quell’abitazione sull’Amiata dopo aver ricucito i rapporti con l’anziano zio, da dove era stato cacciato per le continue liti, per prendere alcuni abiti. Non è da escludere che il nipote chiese soldi allo zio anziano, che si rifiutò. Fu a quel punto, secondo l’accusa, che prese probabilmente il bastone che utilizzava l’anziano zio per camminare e lo uccise barbaramente con diversi colpi alla testa. Il nipote, sempre quanto ricostruito dagli inquirenti, riuscì a scappare arrivando prima a Grosseto e poi, con un treno, raggiungendo l’hinterland romano e rimanendoci fino al 10 dicembre quando è stato trovato dai carabinieri maremmani e arrestato proprio mentre stava cercando di allontanarsi in un pullman. Lui ha sempre negato tutto. Ha confermato di essere stato in quell’appartamento, ma di essersene andato quando lo zio era vivo.
Nella sua valigia scoperti oggetti appartenenti all’anziano ma non è mai stata recuperata l’arma del delitto.
“Siamo soddisfatti – ha detto Savino Gugliemi, avvocato di Maria Cristina Orlando, la sorella dell’indagato, che si è costituita parte civile nel processo – perché tutti gli indizi e le prove documentate sono, secondo noi, sufficienti ed esaustive per sostenere l’accusa in dibattimento. Non era assolutamente semplice inoltre per la mia assistita, che è la sorella dell’imputato, mantenere l’accusa, ma rimane la convinzione che è stato lui a commettere quell’orrendo delitto. E vogliamo la verità”.