Il Tirreno. Orlando: «Non ho ucciso io mio zio»

Grosseto, 14 maggio 2016

GROSSETO. Ha acconsentito al prelievo della saliva, per il confronto del dna, ma anche ieri in Tribunale a Grosseto – come dal primo minuto – Claudio Orlando ha voluto mettere in chiaro una cosa: «Io mio zio non l’ho ucciso».

L’uomo, 46 anni, nativo di Nemi, è in carcere dal dicembre scorso perché ritenuto l’assassino di suo zio Antonio Tucci, 71 anni: si tratta del delitto avvenuto nell’appartamento di piazza Rosa Guarnieri Carducci, a Castel del Piano. Orlando avrebbe ucciso lo zio a bastonate, forse per una questione di soldi, nemmeno 1.500 euro. Avrebbe, perché l’indagato non si è spostato di un millimetro dalla sua linea. «Orlando dice che avrebbe voluto dare subito il suo consenso al prelievo salivare – dice il difensore, l’avvocato Maria Pia Di Maio, di Torre Annunziata – Lo ha fatto comunque oggi, con le forme di maggiore garanzia previste dall’incidente probatorio». Prima l’udienza per il conferimento dell’incarico, poi la tappa nella cancelleria, dove è avvenuto il prelievo effettivo: il gip Marco Bilisari ha incaricato i carabinieri del Ris: il capitano Cesare Rapone (tornato così a Grosseto dopo le indagini su Antonino Bilella) e il maresciallo Dario Di Maggio per la parte biologica, il capitano Luca Niola e il maresciallo Eugenio Mazza per la parte dattiloscopica. Avranno tempo fino al 20 agosto per la consegna della relazione, mentre l’udienza di discussione si terrà a settembre.

Cosa devono stabilire gli esperti del Ris? Lungo il questito formulato dal gip su richiesta del sostituto procuratore Laura D’Amelio. In sostanza, deve essere accertata la natura delle tracce biologiche rilevate nei sopralluoghi del 7 e 8 dicembre nell’appartemento di Tucci. Poi va accertata la presenza di tracce sulle scarpe, sugli indumenti, sul trolley e dentro il trolley dell’indagato al momento del fermo (questo avvenne a Velletri, su un pullman, l’11 dicembre), nonché sui beni inventariati in casa di Tucci. Da tutto ciò andrà estratto il dna necessario alla comparazione con quello della vittima: per Tucci i campioni furono prelevati in sede di autopsia dal medico legale Matteo Benvenuti, compresi quelli sotto le unghie (il ritrovamento di materiale genetico potrebbe essere indice di una colluttazione). Gli specialisti dovranno anche cercare di confrontare l’impronta di una scarpa con deposito di sangue con il paio indossato da Orlando. E altro ancora. La difesa non ha nominato alcun consulente e seguirà gli accertamenti degli specialisti dei carabinieri.

Da giovedì, tra l’altro, Orlando è detenuto nel carcere di Terni. Da una decina di giorni ha ottenuto un permesso di lavoro. Ieri, in Tribunale, è apparso zoppicante mentre camminava per raggiungere la stanza della cancelleria al piano superiore. L’avvocato Di Maio ricorda che due anni fa il suo assistito aveva avuto un incidente e dunque il motivo potrebbe essere questo. Uscendo dall’aula ha salutato i due familiari presenti, Eleonora Orlando e Maria Cristina Orlando, giunte

insieme al loro avvocato, Savino Guglielmi di Roma. Ed è apparso sorridente, anche al fotografo che lo ha ritratto mentre risaliva sul furgone della polizia penitenziaria che lo ha scortato nel doppio tragitto da e verso il carcere. «Non sono stato io». Adesso la parola passa alla scienza.

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