Si è chiuso oggi il processo a carico di Marco Prato a causa della morte dell’imputato. Prato, morto suicida ieri nel carcere di Velletri, era accusato insieme a Manuel Foffo, già condannato con rito abbreviato a trent’anni, per l’omicidio di Luca Varani. I giudici della prima Corte d’assise di Roma hanno disposto anche la restituzione dell’appartamento di via Igino Giordani, finito sotto sequestro dopo l’omicidio, e la confisca di tutti gli altri reperti sequestrati durante le indagini come chiesto dal pm Francesco Scavo. All’udienza era presente la fidanzata di Varani, Marta che non ha rilasciato dichiarazioni.
«È stata dichiarata l’estinzione del reato per intervenuta morta del reo, non ravvisando ragioni che possano consentire l’assoluzione nel merito. Inoltre è stato disposto il sequestro dei beni di Manuel Foffo ad eccezione dell’appartamento di cui deve essere ordinata la restituzione agli aventi diritto» ha detto al termine dell’udienza fissata per questa mattina, l’avvocato Alessandro Cassiani, difensore della famiglia Varani: «La morte di Prato è un dramma nel dramma dove la giustizia umana viene sostituita da quella divina, questo però non deve fare dimenticare un’altra morte, quella di Luca Varani, barbaramente seviziato ed ucciso». «Ho registrato con pieno soddisfacimento il perfetto controllo emozionale da parte dei familiari di Luca Varani, i quali aggiungono: dobbiamo proteggere i nostri figli e tutti i ragazzi da loro stessi» ha dichiarato il consulente della famiglia Varani, il professor Vincenzo Mastronardi, al termine del processo per l’omicidio di cui era imputato Marco Prato. «Marco Prato ci ha sempre detto e ribadito che aveva piena fiducia nei magistrati». È quanto ha riferito in aula l’avvocato Pasquale Bartolo, difensore dell’uomo accusato dell’omicidio di Luca Varani.
«Continueremo a combattere nel processo a carico di Manuel Foffo perché venga fatta piena giustizia attraverso il riconoscimento della premeditazione, che è stato escluso dal giudice di primo grado, ancorché costituisca l’aspetto più evidente dell’intera vicenda – ha dichiarato ancora l’avvocato Cassiani – A questo proposito, è sufficiente ricordare che gli autori molto prima dell’omicidio sono andati alla ricerca di qualcuno da uccidere», continua il legale, «e che non avendolo trovato hanno pensato di sacrificare il povero Varani attraverso una serie di sevizie che anche secondo il perito medico legale si sono svolte in un lungo lasso di tempo e denotano da sole una pervicace volontà di continuare e non desistere».