A stablirlo sono stati i giudici della prima Corte d’assise d’appello di Roma nella prima udienza del processo di secondo grado sulla morte del 23enne. Foffo è stato condannato in primo grado con rito abbreviato a trent’anni di detenzione il 21 febbraio scorso. Morto suicida l’altro imputato, Marco Prato, che si è tolto la vita il 20 giugno scorso prima che terminasse il processo a suo carico
Varani fu adescato e portato a casa di Foffo. Qui il ragazzo fu stordito con un mix di droga e alcool, quindi colpito alla testa con un martello e massacrato: prima a martellate su testa e bocca, poi con un cavo con cui tentarono di strangolarlo e infine a coltellate. Morì dissanguato dopo quasi due ore di sevizie.
“La lucidità di Manuel Foffo al momento del delitto è indubbia: non serve perizia è un omicidio mostruoso, preceduto da un sequestro di persona”, commenta oggi Giuseppe Varani, padre di Luca, “Hanno messo mio figlio in condizione di non fuggire, drogandolo contro la sua volontà. E poi lo hanno massacrato. Quello che hanno fatto a Luca è stata una mostruosità che avevano progettato. La premeditazione c’è, la legge va applicata, e questo è un caso da ergastolo”.
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